Una Danza Nascosta


In questo libro due voci si alternano. Una racconta fatti in cronologia, l'altra avanza tra impressioni e inquietudini interrogandosi non soltanto sul senso del teatro o del carcere, ma più in generale sul tentativo di relazionarci a ciò che per noi è lontano, sconosciuto o inaccettabile. 

È il racconto intimo e insieme pubblico di cosa mi ha spinta, sostenuta e resa felice nel lavoro con persone detenute. 

Bisogna andare verso il basso per spiccare il volo.


Edizioni Lubrina Bramani, 2017



....Queste persone private della libertà, dai vissuti tragici, le cui mani hanno delle volte ucciso, diventano nel racconto uno specchio che riflette l'immagine profonda, dolorosa, buia e per questo bellissima dell'essere. Il teatro è allora uno strumento per agire e orientarsi dentro il proprio essere. "Una danza nascosta" nel raccontare il perché, il come e i risultati delle pratiche teatrali con persone detenute, ci guida in un viaggio che tocca alcune città della tragedia classica o che dalla tragedia greca prendono spunto (Clitennestra, Agamennone, Macbeth, Il signore delle mosche, Pinocchio). Ma del resto è nel magma della classicità che sono state poste le fondamenta del nostro essere odierno con il memorabile "Conosci te stesso". Il viaggio non è però lineare, consecutivo come nella tragedia classica, ma piuttosto si sposta con salti quantici ed in questo, e anche per le proprietà evocative del linguaggio usato, si fa leggere più come una poesia che come un dramma. E leggere il carcere come una poesia è un'esperienza che vi auguro.

 dalla prefazione di Mimmo Sorrentino, regista e drammaturgo

 

 

 

 


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